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Big G per geotermico

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Non è un segreto che gli Stati Uniti siano una delle nazioni più «energivore» del pianeta, con un consumo medio di oltre 13 mila kWh pro capita l’anno, secondo i dati della Banca Mondiale relativi al 2008, i più recenti a disposizione (nello stesso anno, per fare un paragone, gli italiani ne hanno consumati mediamente 5661 a testa). Quello che invece finora non si sapeva è che il sottosuolo USA è una miniera di energia geotermica. Grazie a Google.org, una divisione di Big G che finanzia progetti di ricerca, è stata ora completata una mappatura che quantifica il potenziale geotermico degli USA in 3 milioni di megawatt (2.980.295, per l’esattezza). Si tratta di una potenza dieci volte superiore a quella attualmente garantita da tutte le centrali a carbone americane. Vale la pena di precisare che si sta parlando di potenza effettivamente utilizzabile, cioè tenendo in considerazione la tecnologia attuale e le caratteristiche sismiche del territorio americano. I geologi della Southern Methodist University (SMU Geothermal Laboratory) hanno utilizzato i 489.521 dollari donati da Google per aggiornare la mappa esistente, basandosi su un numero doppio di siti controllati (circa 35000) rispetto a quelli utilizzati nell’ultimo lavoro analogo, che risale al 2004.

Dislocazione del potenziale geotermico negli Stati Uniti, dove il rosso indica i punti più «caldi» (Immagine: Google/SMU)

Inesauribile, almeno in teoria
Il geotermico è una risorsa virtualmente inesauribile e impatto ambientale contenuto. L’idea alla base è elementare: sfruttare il calore del pianeta per i bisogni dell’uomo. Questo può avvenire principalmente in due modi. Il primo è l’utilizzo diretto e avviene incanalando l’energia termica in modo da poter essere utilizzata per il riscaldamento (naturalmente questo ha senso solo per i distretti urbani eventualmente vicini alla centrale). L’altro, il più conosciuto, prevede la conversione delle l’energia termica in energia elettrica, tipicamente portando in pressione un fluido che a sua volta mette in modo delle turbine che trasformano l’energia cinetica in energia elettrica. A volte è anche possibile, come nel caso dell’impianto The Geysers, a nord di San Francisco, che il vapore che mette in moto le turbine provenga direttamente da fluidi intrappolati nel sottosuolo che vengono «semplicemente» imbrigliati nel modo giusto.

Il video illustra in che modo si può utilizzare l’energia del sottosuolo per produrre energia (www.google.org/egs)

Non tutto il calore
Il problema è che costruire un impianto geotermico non è sempre possibile, cioè il calore necessario deve essere raggiungibile entro i primi chilometri di profondità, ed è proprio per questo che occorrono mappature come questa per identificare i punti ideali. Il professor David Blackwell e gli altri autori del lavoro, hanno in pubblicazione sul prossimo numero di Geothermal Resources Council Transactions un report dettagliato, intanto Karl Gawell (Geothermal Energy Association) ha dichiarato che «sia Google che i ricercatori della SMU stanno cambiando dalle fondamenta il modo in cui approcciamo all’utilizzo del calore della Terra per scopi energetici. Così facendo stanno contribuendo in modo decisivo al rispetto e la qualità dell’ambiente».

La mappa è naturalmente visibile anche attraverso Google Earth scaricando questo file.


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